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Fare trading è un tipo di attività che necessita di svariati tipi di conoscenze ma soprattutto è imprescindibile essere dotati di sangue freddo e saper gestire accuratamente il proprio capitale. Solamente chi riesce a controllare il grado di rischio durante le negoziazioni potrà portare al massimo il profitto e ridurre al minimo le perdite.
Oltre alle strategie esistono anche dei veri e propri strumenti per impostare gli ordini e riuscire a mettere in saccoccia la percentuale massima di guadagno. Uno di questi è il Take Profit.
Take Profit: definizione
Tradotto dall’inglese, “take profit” significa letteralmente “prendi il profitto”, ed è una pratica che consente di chiudere una posizione aperta quando si presume che sia arrivata al massimo delle sue potenzialità di guadagno.
Il Take Profit però non è una strategia ma un vero e proprio ordine che scatta in automatico che viene impostato dal trader; può essere impostato su molteplici tipologie di mercato ma viene utilizzato soprattutto laddove le fluttuazioni sono molto volatili e si rivela utile stoppare le operazioni al momento giusto.
Il Take Profit viene settato quando si presume che il mercato andrà nella direzione voluta; nel caso opposto invece si usano impostare gli ordini di Stop Loss, uno strumento speculare del take profit che serve a limitare le perdite e a chiudere le posizioni prima che sia “troppo tardi”. Al contrario invece avremo lo stop loss.
Le condizioni idonee per impostare l’ordine di Take Profit
Il Take Profit si rivela dunque molto utile psicologicamente, perché quando i profitti arrivano ad un certo livello poter chiudere la posizione e assicurarseli è sempre una sorta di “sollievo”, ed è un dato di fatto che l’aspetto psicologico gioca un ruolo fondamentale nell’attività del trader.
Da una parte, il Take Profit può quindi sembrare una soluzione e una procedura da applicare sempre, ma dall’altra c’è da considerare che di per sé questo strumento va un po’ contro quello che è lo spirito del trading stesso, ovvero far “correre” i guadagni e limitare le perdite.
Quindi in sintesi il Take Profit agevola determinate strategie ma ne penalizza delle altre, ed è quindi necessario imparare quando utilizzarlo e quando no. Se per esempio si lavora in trade following – quindi ingresso breakout e si lascia correre il trade – ecco che un take profit bloccherebbe l’azione impostata; in questo caso il più delle volte si rivela deleterio.
Quando si entra in breakout in un livello importante di resistenza è opportuno lasciar correre la posizione; come chiuderla poi?
Ovviamente se si opera in Intraday si chiude a fine giornata, naturalmente se non dovesse venire stoppata e si tratta di una posizione che sta andando in guadagno; se invece si va in overnight la si lascia correre generalmente fino a che arriva un segnale contrario, perché a quel punto l’evoluzione del mercato ci dice di girare nella direzione opposta e di chiudere la posizione.
In questa situazione il Take Profit bloccherebbe quella che è l’essenza di quel trade, ovvero entrare in un trade che corre; poi ovviamente ci sono dei casi particolari dove questi trend nascono più da idee di swing trading, ovvero di un impulso che nasce sul mercato per una certa conformazione. In quel caso il take profit può funzionare perché viene piazzato nel punto fin dove il mercato è capace di svilupparsi sulla spinta del setup che c’è stato – questo anche a trading breakout -.
Nelle operazioni basate ad esempio sulla stagionalità, specialmente se si parla di cicli Intraday, il take profit può aiutare perché quando c’è un movimento eccessivo rispetto a quella che è l’abitudine del mercato, si può chiudere la posizione limitando quel che si può restituire al mercato.
In conclusione, l’utilizzo del take profit non possiede intrinsecamente un metodo univoco: va messo laddove è logico aspettarsi che ci sia un esaurimento del movimento, quindi laddove si pensa che il movimento che si sta cavalcando abbia una ragione logica di mercato di concludersi; generalmente non è buono per il trade following ma è molto più indicato nelle strategie di rimbalzo.
Tipologie di Take Profit
Non esiste un solo tipo di ordine che si può impostare, infatti oltre al Take Profit esiste anche il Take Profit Parziale, oppure Intermedio. Questa seconda tipologia si può rivelare utile perché consente guadagno scalando letteralmente durante i movimenti del mercato, naturalmente quando vanno nella direzione desiderata.
Il Take Profit Parziale rimane una strategia che consente di non perdere eccessivamente i profitti già maturati e può essere idoneo a chi ha poca dimestichezza con i rischi.
Difatti, come accennato all’inizio dell’articolo, il fattore psicologico influisce moltissimo sulle scelte; la percezione stessa del fattore rischio è puramente soggettiva: un trader alle prime armi o chi ha una propensione a non rischiare troppo potrà impostare i Take profit su una percentuale abbastanza bassa relativamente alla possibile rendita (per esempio 5/10%) mentre chi mastica con più facilità la tensione e il rischio elevato può arrivare a percentuali molto più alte.
Sicuramente il Take Profit non è uno strumento da utilizzare per paura o insicurezza ma un’opzione da scegliere a seguito di concrete analisi tecniche. Naturalmente, impostare il Take Profit si può rivelare utile anche semplicemente per riuscire a gestire al meglio il proprio tempo; può sembrare una banalità ma l’attività di trader non ha orari fissi, e a seconda di come si preferisce può essere praticato per molte ore al giorno o anche solo per pochi minuti.
Talvolta dimenticare una posizione aperta può rappresentare un danno anche consistente; anche se si è dei trader professionisti, impostare determinati Take Profit o Stop Loss può rappresentare semplicemente una strategia per dedicarsi contemporaneamente a più operazioni senza dover stare davanti al computer e ai grafici tutto il giorno.
Ogni tipo di operazione infatti è molto diversa e il trader tra le altre cose dovrebbe saper impostare le strategie che gli consentano di gestirle al meglio, cercando di ottimizzare tutti i tipi di investimenti in modo da innescare un “circolo virtuoso” che ottimizzi e incrementi al tempo stesso i profitti.
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