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Lo Spread è una parola dalle molteplici accezioni; che cosa significa e in quali ambiti si può parlare di spread?
Spread: significato
La parola inglese Spread significa letteralmente “differenziale”, ovvero differenza, una differenza che viene calcolata tra almeno due parametri. In ambito finanziario e nel trading online quindi, lo spread è in sostanza un indicatore di fiducia nell’ambito dell’assolvibilità di pagare i debiti: il concetto secondo cui se il soggetto non è affidabile pagherà uno spread più alto, in America viene applicato persino alle persone fisiche e alla gestione del loro indebitamento, mentre in Europa riguarda gli Stati: gli Stati i cui titoli di debito (i Titoli di Stato) hanno uno spread elevato sono considerati dai Mercati poco affidabili, o meno affidabili di quegli Stati che hanno uno spread basso.
Gli Stati più “virtuosi” in fatto di Spread
Generalmente si sente parlare di spread come differenziale tra i titoli di Stato tedeschi, i Bund, e i Titoli di di Stato più diffusi in Italia che sono i BTP. Il Bund viene preso come parametro di riferimento perché è considerato il tasso del Paese meno rischioso in assoluto nell’area Euro e quindi tutti gli altri Paesi propongono uno spread rispetto a quel titolo di Stato.
A livello europeo, quali sono gli Stati considerati finanziariamente più stabili, più sicuri, e per i quali c’è un grado di fiducia più elevato? Germania, Olanda, Francia, Spagna, Portogallo e Italia: l’ordine non è ovviamente permanente poiché varia in base a fasi che possono cambiare, soprattutto per motivi politici interni.
Quando si parla di spread in rialzo significa che il Paese Italia – per una molteplicità di fattori, come ad esempio l’instabilità politica – viene percepito dagli investitori come rischioso e quindi sostanzialmente succedono due cose: si alza il rendimento dei titoli di stato e peggiora la situazione italiana; peggiora perché l’Italia è costretta a pagare più interessi sui debiti e perché naturalmente questo titolo di Stato per gli investitori diventa più remunerativo.
Un po’ di storia sullo spread
Lo spread è un termine che per molti è divenuto “tristemente famoso” nel 2011 perché in quell’anno ci fu un vero attacco speculativo verso l’Italia. Quello del 2011 non fu certo il primo attacco, infatti va ricordato quello del 1992, che va considerato come il primo campanello d’allarme riguardo ai conti pubblici.
I problemi si erano formati già a partire dagli anni ’70, che fu una sorta di partenza dell‘indebitamento dell’Italia a livelli astronomici per tutta una serie molto ampia di motivi, a partire dalla dilapidazione delle ricchezze accumulate nel dopoguerra fino alla corruzione in ogni settore, la Sanità e quello pensionistico in primis, o lo scandalo di Italia ’90, tanto per citarne uno, in cui vennero spese cifre esorbitanti per ristrutturazioni poi mai completate.
Il Sistema “esplose” nel ’92 e ci fu anche la speculazione internazionale Soros che si scagliò sulla Lira e sulla Sterlina. I provvedimenti varati dall’allora Governo furono definiti un vero e proprio “furto”. La mancanza di cultura finanziaria da parte della popolazione divenne un altro fattore utilizzato dai Governi per “rastrellare” i risparmi accumulati dalle famiglie nei decenni precedenti.
Chi è avvantaggiato in caso di spread in rialzo
La domanda sorge dunque spontanea: lo spread che si alza, nei titoli di Stato, è un vantaggio o un problema?
Ovviamente dipende da quale fattore si vuole considerare. Diciamo che uno spread che si alza significa che il rendimento di questi titoli di Stato è in aumento, per cui se qualcuno ne è fuori e ci vuole investire, rispetto a colui che ci ha investito prima del rialzo ha un rendimento maggiore.
D’altro canto, significa che il Paese in cui succede questo rialzo è percepito come un Paese a maggior rischio, che pagherà sulle emissioni nuove interessi più alti – e interessi più alti significano che il Paese soffrirà di più e che molto probabilmente il Governo dovrà alzare le tasse e vessare i cittadini – quindi una situazione non proprio edificante.
Di conseguenza per chi vuole investire in titoli di Stato può rappresentare un’opportunità, anche perché nonostante le vicissitudini politiche e la situazione altalenante del Paese è davvero difficile che l’Italia possa fallire totalmente.
Acquistare i BTP economici può dare un rendimento anche alto, ovviamente dal punto di vista di cittadino sarebbe meglio sperare nell’esatto contrario. E naturalmente per chi è già in possesso dei titoli si vede un portafoglio diminuito di valore.
Va specificato che nell’area Euro vi è una moneta unica, ma abbiamo titoli di Stato emessi a tassi d’interessse diverso che sono proporzionali al rischio default del singolo Stato.
All’interno dell’area Euro è fisiologico che vi siano Paesi più virtuosi e paesi meno virtuosi, e il Mercato fa costantemente delle valutazioni di solvibilità di uno Stato piuttosto che un altro e prende come riferimento il modello più funzionale e, appunto, virtuoso.
Lo spread può essere quindi definito come un parametro del “buon senso”. In pratica, se un Paese non crea problemi particolari, lo spread cala e i titoli di quello Stato vengono acquistati e lo spread si riallinea a parametri più bassi. Se viceversa in quel Paese accadono stravolgimenti o disequilibri politici, i titoli di Stato verranno venduti, costeranno meno, renderanno di più e quindi lo spread va ad aumentare. Lo spread, se visto come una sorta di termometro, sta ad indicare – quando ha valori bassi – che il Mercato sta dando fiducia e la situazione economico-politica di quel Paese è serena.
E lo spread sui prestiti?
Come accennato ad inizio articolo, lo spread come valore può essere utilizzato in diversi ambiti, e uno di questi è quello bancario. Lo spread in questo caso è sostanzialmente il margine di denaro che la Banca trattiene per erogare il mutuo/prestito.
Il tasso d’interesse finito si compone dell’Euribor più uno spread: l‘Euribor non è sotto il controllo della banca, quindi viene utilizzato a livello internazionale e ciascun istituto bancario applica un proprio ricarico per determinare il tasso finito. Lo spread può anche diventare un fattore su cui le banche si fanno concorrenza, ecco perché è sempre bene vagliare più di una proposta. Non potendo “negoziare” sull’Euribor, è possibile invece farlo sullo spread.
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