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Nel variegato mondo della compravendita di azioni in borsa esistono molte tipologie di operazioni, alcune delle quali più praticate e conosciute mentre altre meno note; una di queste è lo Short Selling. Essenzialmente si tratta di un’operatività ribassista. Ma andiamo a conoscere tutti i dettagli di questo tipo di pratica.
Cos’è lo Short Position o Short Selling: definizione
“Going short” oppure “Shorting” tradotto dall’inglese significa “Andare corto” e nel mondo del trading significa vendere uno strumento quando si presume che sarà caratterizzato da un ribasso. Al contrario, quando invece si compie un’operazione di acquisto scommettendo sul suo rialzo, si usa dire “Long Position“.
Come funziona lo Short Position?
Andare in short è detto anche “vendere allo scoperto“; significa vendere qualcosa che in realtà non si possiede, per approfittare di un movimento ribassista del titolo o dei mercati in generale.
Ma come funziona? Partiamo dall’operatività tradizionale: in genere si compra un titolo con l’aspettativa che il prezzo di questo titolo salga, per trarre un profitto dalla vendita.
Ma cosa succede se l’aspettativa è, contrariamente a quanto sopra, ribassista?
Ne è un esempio lampante il movimento dei mercati n el 2008, anno in cui vi era una discesa a rotta di collo e titoli che salissero erano pressoché inesistenti: le regole del mercato borsistico permettono di “shortare”, ovvero vendere un titolo preso in prestito ed incassare; trascorso un certo lasso di tempo, la Borsa permette di ricomprare quel titolo sul libero mercato, e se nel frattempo il prezzo è sceso – come da aspettativa – si guadagna sulla differenza. Si copre dunque l’operazione che era stata fatta in origine appunto allo scoperto.
Gli attori nello Short Selling
Fino ad ora si è parlato di vendere un titolo che non si possiede; come è possibile però fare un’operazione su qualcosa che tecnicamente non si ha? Per poter fare short selling è necessaria quindi la partecipazione di un terzo soggetto: il “market maker”, ovvero colui che presta i titoli. La vendita allo scoperto si può esercitare solamente se nel mercato vi è un soggetto disposto a cedere in prestito i suoi titoli; ma perché un azionista dovrebbe farlo?
Il fatto è che un azionista può riscuotere degli interessi sui titoli che presta, che i broker faranno ricadere sugli short sellers; inoltre, se la previsione al ribasso comincia ad arrivare a livelli troppo eccessivi e non previsti, il titolare dell’azione può in qualsiasi momento riprendersi i titoli.
Si tratta quindi di una scommessa fatta da tutte le parti in gioco, e che per donare profitto deve essere attuata a seguito di precise analisi e market mover.
Ad ogni modo lo short selling è molto interessante poiché dà l’opportunità di guadagno anche quando i mercati scendono, compensando una eventuale mancata operatività in caso si tenda a scommettere solo ai rialzi.
Non solo; i mercati, quando scendono, tendono a scendere molto più verticalmente rispetto a quando salgono, e questo fa sì che il saper operare anche in short può far ottenere anche profitti molto interessanti in intervalli di tempo anche relativamente brevi. Le vendite allo scoperto sono praticati soprattutto da due tipologie di attori:
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- L’investitore privato. Gli operatori provati scommettono grazie all’appoggio di un broker sia applicando una strategia di hedging sia a scopo speculativo.
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- Il grande investitore. Chiunque abbia un portafoglio di investimenti molto ampio fa delle operazioni a scoperto parte della sua strategia complessiva.
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I vantaggi e gli svantaggi della vendita allo scoperto
Sebbene questo tipo di attività venga talvolta sconsigliato ai principianti, vendere allo scoperto può apportare numerosi vantaggi; innanzitutto i traders hanno possibilità di operare su strumenti altrimenti non negoziabili.
Anche sulla vendita allo scoperto è possibile applicare ordini atti a tutelare l’investimento, come ad esempio lo stop loss, e di conseguenza anche un trader meno esperto può approcciarsi a questo tipo di operazione senza troppi rischi.
Al tempo stesso, come nelle long position, si può operare anche con prodotti di leva, approfittando dei benefit tipici di questi strumenti. Con la vendita allo scoperto dunque, il venditore promette, al momento della stipula del contratto, di vendere dopo un determinato lasso di tempo – che può essere anche dopo qualche giorno – il titolo ad un prezzo prestabilito.
Quindi nel momento in cui si stipula il contratto si decide quando questo contratto scadrà, quando cioè il venditore dovrà cedere il titolo, e si stabilisce anche il prezzo a cui il venditore venderà quel titolo all’acquirente.
Se il prezzo del titolo durante la durata del contratto cala, si potrà vendere il titolo ad un prezzo superiore rispetto a quello di mercato, lucrando sulla differenza.
Ovviamente quando si fa un contratto di questo tipo la controparte si aspetta che accada esattamente il contrario, cioè che alla scadenza potrà ottenere un titolo ad una certa cifra che in realtà sul mercato vale di più; questa tipologia di contratto tende a diffondersi soprattutto in fase di speculazione perché si scommette sull’andamento di un titolo a brevissima scadenza in modo tale da poterci lucrare anche non possedendolo.
C’è da considerare l’aspetto che, di contro, sono proprio le operazioni di vendita allo scoperto – soprattutto quando si concentrano particolarmente su un titolo – che possono amplificare i movimenti ribassisti, perché fanno aumentare la vendita di titoli quando questi scendono sotto determinate soglie.
Ecco perché negli ultimi anni – soprattutto dopo la nota crisi dei subprime – le Autorità di Vigilanza tendono a bloccare queste operazioni su titoli particolarmente colpiti da ondate speculative, andando così a limitare le oscillazioni, principalmente sulle azioni nei mercati finanziari.
Sono comunque blocchi temporanei che dopo pochi giorni decadono. L’intervento delle Autorità di Vigilanza fa capire però che questo tipo di operazione può provocare delle reazioni molto forti sui mercati e portare a ribassi anche di diversi punti percentuale. In conclusione dunque un tipo di attività da non praticarsi alla leggera ma che deve essere preceduta da attenta analisi e scelta strategica ben definita.
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